Con l’emergenza Covid-19 beni e servizi di welfare hanno fatto un salto di qualità. Dalla sanità alla formazione pmi più produttive e punto di riferimento per l’intera comunità

L’emergenza Covid ha impresso un salto di qualità al welfare aziendale: per la prima volta le imprese attive superano il 50%, il 79% ha confermato le iniziative di welfare in corso e il 28% ne ha introdotte di nuove o potenziato quelle esistenti. Sanità, sicurezza, assistenza, formazione, conciliazione vita lavoro si confermano le aree di maggiore intervento.

Dai tamponi, ai test sierologici, alle iniziative aperte a tutto il territorio e di sostegno al sistema sanitario nazionale, ai quali si sono aggiunti progetti di formazione a distanza, integrazione al 100% del reddito dei dipendenti in cassa integrazione e nuove modalità di lavoro. Il welfare aziendale, quindi, sta diventando sempre più una leva strategica per affrontare l’emergenza e per la ripresa sostenibile del Paese.

Le imprese più attive nel welfare hanno un tasso di produttività che aumenta del +6% nel biennio, triplo rispetto alla media delle pmi, pari a 2,1%. Anche l’occupazione cresce nelle imprese più attive quasi del doppio: attestandosi all’11,5% rispetto alla media del 7,5%. In sintesi: le aziende che fanno welfare, crescono di più, e ciò facendo contribuiscono alla crescita positiva dell’ecosistema in cui operano.


SPUNTI DI APPROFONDIMENTO

Welfare Index PMI, Generali: “Covid-19 test per il welfare aziendale” – articolo su Il Messaggero Perché il welfare aziendale è una leva per spingere occupazione e produttività – articolo su Il Sole 24 Ore