SPECIALE CONGRESSO NAZIONALE

U.N.I.COOP 2018

 

Il 24 Novembre 2018, presso il The Building Hotel – Roma, si è svolto il 3° Congresso Nazionale dell’UN.I.COOP. con la presenza di delegati provenienti da tutta Italia.

Dopo il saluto del Presidente dell’Unione Provinciale di Roma, Dott.ssa Maria Caterina Cosentino, ha aperto i lavori la relazione del Presidente Nazionale uscente, Dott. Francesco Dello Russo il quale ha voluto sottolineare, tra l’altro, che il futuro della cooperazione e la nostra coscienza c’impongono un nuovo corso. Rafforzare il settore e renderlo di nuovo credibile di fronte all’opinione pubblica significa rafforzare il fattore umano che sta al suo interno. Prima i comportamenti e poi le forme. Prima le regole e poi le narrazioni. Pertanto la formazione alla cooperazione sarà il perno del nostro nuovo cammino, che già stiamo vivendo a livello programmatico. Solo persone formate ai valori della cooperazione potranno onorare questo corso, con la costituzione di vere cooperative basate sulla mutualità, sulla democrazia interna. Integrando valori si creerà valore economico.

Dopo il discorso del Presidente, sono seguiti i saluti delle numerose Istituzioni presenti all’Assise, incominciando dal Ministro degli Interni, Senatore Matteo Salvini, il quale ha voluto evidenziare che non tutta la cooperazione è finta cooperazione, che non ha nulla dello spirito che contraddistingue le vere cooperative e che l’UN.I.COOP. lo sta dimostrando.

Di seguito i delegati hanno potuto ascoltare gli interventi dell’On. Claudio Durigon, Sotto Segretario del Ministero del Lavoro;del Prefetto Francesco Paolo Tronca, Consigliere di Stato; del Sen. William De Vecchis, Vice Presidente dell’XI° Commissione permanente del Senato lavoro pubblico e privato, Previdenza Sociale; del Sen. Pier Paolo Sileri, Presidente della Commissione XII° del Senato

Igiene e Sanità; dell’On. Massimiliano De Toma, Componente della X° Commissione Camera dei Deputati Attività Produttive, commercio e turismo; e dell’On. Massimiliano Maselli, Presidente Commissione attività Produttive della Regione Lazio.Molto apprezzato anche l’intervento dell’Avv. Lucia Dello Russo, Responsabile Ufficio Legale e Legislativo e Presidente dell’Ente Bilaterale EBILCOOP.

Subito dopo sono intervenuti anche il Vice Segretario Generale UGL, Dott. Luca Malcotti ed il Vice Presidente EBILCOOP e ASICOOP, Dott. Giulio De Mitri Pugno.

Nel primo pomeriggio hanno preso la parola i Delegati Nazionali: il Dott. Claudio Marelli, Presidente dell’Unione Regionale Lombardia; il Dott. Massimiliano Motta, Presidente dell’Unione Regionale Piemonte; il Prof. Gian Matteo Panunzi, Presidente del Dipartimento Pesca ed Agricoltura dell’UN.I.COOP.; il Dott. Marco Rondina, Responsabile dell’Ufficio Sviluppo Cooperazione all’estero dell’UN.I.COOP.; il Dott. Luigi Manganiello, Presidente dell’Unione Regionale Campania; la Dott.ssa Anna Maria Di Vanni, Direttore Generale dell’Unione Regionale Sicilia; il Dott. Francesco D’Ulizia, Presidente dell’Unione Regionale Marche; la Dott.ssa Eleonora Contarino, Presidente Dipartimento Progettazione e Formazione dell’UN.I.COOP. e Presidente dell’Unione Provinciale Catania; il  Dott. Pier Paolo Pinto, Presidente dell’Unione Regionale Puglia e Direttore del Dipartimento Progettazione e Formazione dell’UN.I.COOP..In ultimo, sono intervenuti l’Avv. Lorenzo Stura, Direttore Generale, Vice Presidente Vicario dell’UN.I.COOP. e Presidente dell’Unione Regionale Lazio, il Dott. Felice Coppolino, Vice Presidente dell’UN.I.COOP. e Presidente dell’Unione Regionale Sicilia. 

Al termine del Congresso si è proceduto al rinnovo degli Organi Nazionali, riconfermando, all’unanimità, il Dott. Francesco Dello Russo Presidente Nazionale.

 LA NUOVA COSCIENZA COOPERATIVA

NUOVI COMPORTAMENTI, NUOVE LEGGI ASS. NE UN.I.COOP.

3° CONGRESSO NAZIONALE UN.I.COOP.

RELAZIONE DEL PRESIDENTE NAZIONALE U.N.I.COOP. FRANCESCO DELLO RUSSO

Delegate e delegati, autorità, rappresentanti istituzionali e sindacali, gentili ospiti, Vi saluto e Vi ringrazio per la Vostra partecipazione al 3°Congresso Nazionale della nostra Associazione. L’art. 45 della Costituzione così recita: “la Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità.” Ho voluto iniziare la mia relazione con la citazione di questo articolo della Costituzione, penso dimenticato da buona parte dei cooperatori e dalle istituzioni preposte, in quanto, non ravviso comportamenti che sviluppino sistemi di buona cooperazione, né tantomeno ravviso leggi tali da favorirne l’incremento e gli opportuni controlli che ne garantiscano il carattere e le finalità.

Detto questo mi piace richiamare l’attenzione delle parti politiche e delle altre Associazioni riconosciute, su un fenomeno allarmante ed al momento sottovalutato, vedi l’utilizzo della cooperazione economica per scopi illeciti e/o per mascherare sistemi capitalistici, for profit, legati a concentrazioni finanziarie, nei quali non esiste nemmeno l’ombra di reciprocità, democrazia interna, né tanto meno di mutualità. Pertanto, prima di arrivare alle mie proposte, articolerò alcune riflessioni supportate dai dati raccolti sul campo, sui fenomeni patologici che pocanzi ho introdotto, che se combattuti con gli strumenti giusti, e poi dirò quali, metteranno al riparo il nostro movimento cooperativo. Io ho voluto approfondire questa allarmante situazione, in coerenza con quanto avevo proposto nel nostro 1° Congresso Nazionale, parlando di “Buona cooperazione” e di quanto realizzato dall’Associazione, che ha portato a termine in questi ultimi anni un serio lavoro di valorizzazione delle vere cooperative, rispetto a quelle spurie, che sono state espunte dalle nostre associate. Sono convinto che sia venuto il tempo, non più procrastinabile, per chi fa il nostro lavoro e per chi è stato eletto per fare le leggi in questo Paese, di allineare il dire con il fare e con l’essere, e quindi tradurre gli annunci, i proclami che sentiamo nei convegni e nei simposi, in norme, regole, con trolli e comportamenti, che purtroppo, ancora nel 2018, non si riscontrano nella realtà sociale e produttiva italiana. Sempre più spesso leggiamo sui giornali che la delinquenza organizzata continua ad articolare la propria attività illecita mediante lo strumento delle cooperative. Tale fenomeno avanza sempre di più ed in modo inesorabile in quasi tutte le regioni d’Italia. Assistiamo impotenti alla nascita di cooperative che dopo aver esaurito la loro attività truffaldina vengono sciolte. Il business delle organizzazioni criminali non è più solo l’immobiliare, ma i servizi di sanità e di accoglienza, in primis, gestiti da società cooperative. Questo quadro allarmante è ciò che ci è stato comunicato dall’Autorità Nazionale Anticorruzione. Dietro l’attività di certe cooperative che si presentano per l’accoglienza e l’inserimento nel lavoro degli immigrati, si nascondono gli interessi della criminalità organizzata. La necessità di accogliere, questi nostri fratelli disperati, viene vista come un’emergenza dallo Stato: in realtà è un problema che viviamo ormai da diversi anni. E l’emergenza è la condizione ideale per le organizzazioni criminali per fare affari. Va fatta chiarezza, per eliminare malaffare e corruzione, nell’interesse prima di tutto delle nostre cooperative che operano in maniera limpida e che sono la maggioranza.

Il Terzo settore, nel suo insieme, dopo la sua riforma, dovrebbe essere maggiormente tutelato dalle mele marce, che rischiano di inquinarlo in maniera indelebile. Per qualche tempo chi ha condotto le inchieste ha creduto, sbagliandosi, che le organizzazioni criminali continuassero a fare affari solo nel settore immobiliare. I dati forniti dall’Autorità Anticorruzione, sul Comune di Roma, sono raccapriccianti; l’87,5 per cento dei lavori e dei servizi sarebbe stato affidato senza gara pubblica e quasi la metà degli appalti attribuita attraverso trattativa privata. Così sarebbero stati affidati 2,9 miliardi di euro, quasi la metà della spesa totale del Comune che ammonta a 6,4 miliardi di euro. Un quadro che ha spinto l’allora Prefetto di Roma a dire che era necessario rivedere il sistema che assegna alle cooperative il 5 per cento della quota dei lavori perché, testuali parole: “Nasce da una buona intenzione” ma per come è stato usato “è criminogeno e produce il frazionamento degli appalti”. L’indagine degli ispettori ha avuto per oggetto le procedure relative alle precedenti amministrazioni del Comune di Roma (da gennaio 2011 fino a dicembre 2014). Il totale degli investimenti relativo al periodo indicato ammonta a 5 miliardi di euro con la giunta di centro destra ed 1 miliardo di euro con quella di centro sinistra. Con il Centro Destra sono stati affidati, senza gara, lavori per un valore che supera 1,8 miliardi di euro (36,28 per cento del totale). Nelle carte dell’Anac spunta anche un falso verbale dei revisori contabili presentato al Consiglio comunale per ottenere l’ok a una delibera che avrebbe assegnato 12 milioni di euro alle cooperative. La delibera è quella sui debiti fuori bilancio per la gestione di minori stranieri non accompagnati, varata ad aprile 2013. In ballo c’erano 12 milioni di euro da spartire fra le cooperative. Con il Centro Sinistra, senza gara, sono stati affidati lavori il cui importo incide per il 72,9 per cento del totale. Questi i numeri sconcertanti.

La cosa non migliora se prendiamo in esame le cooperative, che non sono cooperative, ma a tutti gli effetti società per azioni, che continuano imperterrite ad agire indisturbate senza nessun intralcio da parte dello Stato. Parliamo di un universo di circa 150 miliardi di euro di fatturato, circa 10 punti di PIL italiano, che raccoglie anche il finanziamento dei soci, che ha il controllo di circa il 35% della distribuzione al dettaglio, è presente nell’immobiliare, ha ramificazioni nelle utilities, controlla gruppi assicurativi e finanziari. Da qui un nuovo accesso per la criminalità organizzata. Non ultimo il caso di alcune cooperative di consumo che raccolgono anche finanziamenti dai soci e non ne garantiscono il rimborso. Cooperative sanitarie che offrono assistenza pagando meno tasse di una clinica “normale”. Insomma si è formato, ormai da molti anni, un neocapitalismo spurio delle grandi multi utility cooperative, concentrate geograficamente in alcune regioni italiane, che gestisce tutto, adesso anche rifiuti ed energia secondo la logica della concentrazione e del profitto e non della mutualità e della democrazia. Inoltre a rincarare la dose osserviamo piccole cooperative di facchinaggio, logistica, pulizie o preparazione di alimenti, che lavorano in subappalto e pagano 3 euro l’ora l’operatore socio, in gran parte “in nero”, senza rischiare quasi nulla. Per concludere, sullo sfondo di questo quadro a tinte fosche, uno dei maggiori gruppi assicurativi italiani, quotato in Borsa, controllato da cooperative, attraverso alcune finanziarie, che vale quasi l’8% del PIL italiano. Mi domando e domando a voi. Questa è buona cooperazione? La mia risposta è NO, questa non è la cooperazione che ci auguriamo per il nostro futuro e per quello delle prossime generazioni. E allora cosa fare? Fare. Questo significa che dobbiamo ripensare,

insieme, le basi del dibattito politico, economico e soprattutto legislativo che ha accompagnato e regolato la cooperazione sino ad oggi. Bisogna che qualcuno abbia il coraggio di prendersi questo compito, bisogna che qualcuno abbia il coraggio d’incominciare. Io propongo alla nostra

Associazione, ai nostri cooperatori ed a tutti i colleghi delle altre Associazioni, d’iniziare questo percorso di consapevolezza, d’innovazione e di comunicazione. Dobbiamo difendere la cooperazione ed i suoi valori; dobbiamo con tutti i mezzi a disposizione allontanare dal nostro habitat sano, i fenomeni cancerogeni delle infiltrazioni criminali e della cooperazione spuria. Diciamo quindi basta a tutto ciò per iniziare a mettere in atto proposte tali da coinvolgere la politica per la propria competenza. Una cooperativa è spuria non tanto perché lo sia come organizzazione, ma soprattutto perché sono spuri i suoi fondatori ed i loro management. Questa è la nostra consapevolezza, questo è quello che stiamo facendo noi della UN.I.COOP., questo è quello che intendiamo continuare a realizzare nel futuro. Pertanto, noi come Associazione di rappresentanza delle cooperative non resteremo inermi rispetto a tale situazione, che danneggia il movimento cooperativo nel suo insieme. È pericoloso voltare la testa da un’altra parte, in questo momento è a rischio la credibilità della cooperazione e delle sue articolazioni. C’è bisogno di tutti voi, di comportamenti condivisi ed omogenei e di un numero sempre maggiore di politici che riconoscano che questa è la strada giusta. C’è un enorme necessità di rinnovare il sistema normativo della cooperazione. Per fare questo abbiamo urgente bisogno di una legge che abbia i seguenti capisaldi:

1) Istituzione di un albo nazionale del cooperatore.

2) Le persone che vorranno entrare nel mondo della cooperazione e diventare amministratori di cooperative, dovranno partecipare, ad un corso semestrale di cooperazione, organizzato e gestito dalle Associazioni riconosciute.

3) Solo dopo aver conseguito l’attestato, sarà possibile chiedere l’iscrizione all’albo dei cooperatori, tenuto dal Ministero dello Sviluppo Economico.

4) Una cooperativa può essere costituita soltanto da persone che siano iscritte nel citato albo e la maggioranza dei componenti del Ass. n e UN.I.COOP. Ass. n e UN.I.COOP CDA della cooperativa stessa, compreso il Presidente, dovranno possedere tali requisiti.

5) La sede legale e/o la sede operativa della cooperativa non potrà più essere collocata presso uno studio professionale.

6) I dottori commercialisti e/o ragionieri all’interno di uno studio professionale, se consulenti di cooperative, non potranno svolgere l’attività di revisori delle stesse.

7) Al venir meno dei precedenti punti, la cooperativa sarà sciolta coattivamente, con provvedimento urgente da parte del Mise. Questa è la nostra proposta che combatte le anomalie che stanno mettendo a rischio il futuro della cooperazione.

Soli contiamo poco, questo lo sappiamo, quindi cogliamo noi tutti l’opportunità, che ci viene data da questa emergenza, di rianimare la cooperazione per rigenerarne il suo sistema di regole e creare il nuovo. C’è da innovare urgentemente la cooperazione sociale e da fondare la cooperazione ambientale.

Invece verifichiamo attacchi con l’intento di emarginare le Associazioni che rappresentano la minoranza del movimento cooperativo. Allora Vi dico che questo non è il momento di pensare a consolidare il proprio potere di rappresentanza all’interno di un cartello come fa l’ACI perché di fronte a questi fatti si rischia sul serio di non rappresentare più nulla. Va riconquistata la fiducia dell’opinione pubblica nella cooperazione, e questo si ottiene invertendo il trend. È la cooperazione che deve condizionare, in senso positivo, il sistema profit e non viceversa. Come fare? C’è un esempio che a mio modo di vedere aiuta molto a comprenderlo. Nel 1998, il Decreto Legislativo 112, all’articolo 26 (Decreto Bassanini) ha introdotto per la prima volta le aree produttive ecologicamente attrezzate (Apea), l’obiettivo era quello di realizzare in Italia, ciò che era già stato fatto in Europa, soprattutto in Germania, ossia aumentare la competitività delle imprese abbassando il loro impatto ambientale, mediante l’ecoinnovazione e l’efficientamento energetico.

Ad oggi non tutte le Regioni hanno legiferato in tal senso, 13 Regioni lo hanno fatto, e sempre più questo modello è diventato il sistema di sviluppo indicato dall’Unione Europea. La costituzione di una Apea ha come obiettivo quello di migliorare gli impatti ambientali delle produzioni ed aumentare la competitività delle imprese che ne fanno parte. Per arrivare a questo c’è bisogno della costituzione di un soggetto unico gestore. Ed è qui che s’inverte la rotta. Infatti il soggetto gestore dovrà esser costituito secondo una logica partecipativa e cooperativistica. Le imprese per efficientarsi dovranno cooperare tra di loro, secondo un impianto di economia circolare, della simbiosi e dell’osmosi industriale. Il nuovo soggetto dovrà gestire i processi “non core” delle imprese partecipanti ad Apea. Economie di scala, acquisti comuni, gestione dei rifiuti e degli scarti di produzione, gestione dell’energia e quindi dell’efficientamento energetico, nuovi servizi di semplificazione e di certificazione ambientali, gestione delle infrastrutture eco innovative comuni, gestione del marketing territoriale, della progettazione europea, dell’innovazione e del trasferimento tecnologico

Tutto secondo una logica cooperativistica, una testa, un voto, reciprocità e democraticità. Il profitto della Apea non è concentrato, ma diffuso all’area ed al territorio che la ospita e coincide con il miglioramento ambientale, con la riconoscibilità a livello nazionale ed europeo dell’area stessa e con la sua maggiore competitività a livello di sistema e di singola impresa. Chi non capisce questo discorso sulla nuova cooperazione, è destinato a segnare il passo. Fino a quando questa nuova consapevolezza, questa nuova coscienza cooperativa non sarà assimilata, saremo destinati a lavorare su delle vecchie categorie, che nei fatti non esistono più e che ci porteranno lontano dalla giusta direzione. Quindi la nostra missione per i prossimi anni deve essere quella di ricostruire mutualità e solidarietà prima di tutto in noi stessi, reinventare cooperative fondate sulla cooperazione e non sulla competizione. Se non è possibile, almeno per ora, opporre rimedio allo strapotere delle concentrazioni economiche e finanziarie, noi tutti, insieme e singolarmente, possiamo lavorare sulla nostra interiorità e partecipare alla creazione di una coscienza collettiva di solidarietà, onestà e trasparenza per il bene collettivo Partiamo dalla rivalutazione della persona nella sua parte nobile, per far emergere quelle doti che possono condurre alla realizzazione di una Società più giusta. Come fare a trasferire questi principi fondamentali dell’evoluzione umana nell’economia e nella cooperazione? Noi stiamo sperimentando un metodo che è quello di costituire cooperative innovative, semplicemente restituendo loro, l’essenza, e cioè i valori primari che stanno alla base del loro esistere. Faccio un altro esempio nel campo della cooperazione agricola. È importante prendere atto che costituire una cooperativa di questo genere, secondo la nuova coscienza cooperativa, cioè consapevoli del contesto economico e sociale che prima ho tratteggiato, è già una valida risposta al problema. È importante prendere atto che una cooperativa agricola, che rispetta l’ambiente, è primariamente un sistema che s’integra con la natura, una comunità sociale, un’organizzazione di senso collettivo dotata di fondamenta valoriali e culturali, dunque di una sua identità. Solo partendo dal riconoscimento di un’identità si può giungere alla consapevolezza. Quando si parla di cooperative, molto spesso ci si dimentica della loro vera natura. Capita anche che siano gli stessi dirigenti a non comprendere esattamente la loro natura ed a favorire dei processi di modificazione organizzativa verso modelli più capitalistici che cooperativistici. Nel momento in cui la cooperativa è trattata come un’impresa convenzionale, for profit, il rischio è di minare le fondamenta della sua stessa esistenza. Ciò accade in particolare quando, non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche negli studiosi, prevale una visione dell’impresa cooperativa basata su sistemi di utilitarismo e razionalità economica troppo spinti. Mi sono trovato ad osservare diversi processi di fusione, frutto più di logiche capitalistiche che di precise strategie ponderate, o comunque di piani aziendali capaci di tener conto di tutti i fattori rilevanti della cooperazione. Nel caso specifico delle cooperative agricole ed ambientali, nell’affrontare e prendere questo tipo di decisioni, bisognerebbe infatti essere innanzitutto consapevoli della natura, e dunque delle caratteristiche di questa forma organizzativa. Nella maggior parte dei casi, la cooperativa agricola rappresenta un’istituzione intermedia di regolazione sociale alla base di un sistema produttivo locale.

È importante quindi capire e prendere atto che, come ho già detto prima, una cooperativa agricola è primariamente una comunità, un’organizzazione di senso, dotata di una forza di aggregazione valoriale e culturale, con una sua identità e quindi con una sua propria consapevolezza. I processi di aggregazione della produzione dovrebbero tener conto molto di più di questi aspetti, proprio per evitare l’allignare di coaguli d’interessi finanziari che portano alla creazione di cooperative spurie. Quando si parla di cooperative, si è soliti soffermarsi quasi esclusivamente sulle questioni legate alle modalità di reperimento del capitale finanziario ed in particolare sui presunti problemi di finanziamento e sulla mancanza di incentivi all’investimento e dunque sui temi della crescita e dell’efficienza fine a se stessa. In realtà, anche se non trattato debitamente, risulta ancora più importante, ai fini della sopravvivenza delle cooperative, mantenere e promuovere un adeguato livello di capitale sociale – fiduciario. La nostra sfida è rafforzare questa visione, fare in modo che si diffonda e che da essa scaturiscano nuovi comportamenti organizzativi e normativi. È fondamentale quindi, per continuare questo nostro progetto innovativo, attivare necessariamente un percorso formativo per i giovani, che abbia come obiettivo strategico quello di formare professionisti altamente qualificati, responsabili, capaci di gestire il nuovo modello di cooperativa all’interno della quale fa salvi i valori della cooperazione. Mi avvio alle conclusioni non prima di aver evidenziato la mia soddisfazione per il lavoro svolto nel quinquennio precedente ed aver citato alcuni risultati che reputo più significativi: – La sottoscrizione di quattro CCNL con il sindacato UGL nel settore socio-sanitario, turistico-alberghiero, sicurezza sussidiaria e investigativo, logistica -facchinaggio. – La costituzione dell’Ente Bilaterale Ebilcoop con il sindacato UGL. – La costituzione del Dipartimento Nazionale Progettazione e Formazione mediante il quale è stato messo in atto un servizio formativo e progettuale per le nostre associate e per quei giovani che desiderano intraprendere la difficile ma qualificante professione del cooperatore. Detto servizio formativo viene assicurato attraverso l’attività della neo costituita Scuola di cooperazione Martina Dello Russo. – Sono stati siglati importanti Protocolli d’intesa con la Camera di Commercio Italo-Araba, con l’Ente Nazionale per il Microcredito e con l’INACOOP (Istituto Nazionale del Cooperativismo dell’Uruguay). Ass. n e UN.I.COOP. Ass. n e UN.I.COOP. 3° CONGRESSO NAZIONALE UN.I.COOP. # 18 Relazione del Presidente 19 È importante quindi capire e prendere atto che, come ho già detto prima, una cooperativa agricola è primariamente una comunità, un’organizzazione di senso, dotata di una forza di aggregazione valoriale e culturale, con una sua identità e quindi con una sua propria consapevolezza. I processi di aggregazione della produzione dovrebbero tener conto molto di più di questi aspetti, proprio per evitare l’allignare di coaguli d’interessi finanziari che portano alla creazione di cooperative spurie. Quando si parla di cooperative, si è soliti soffermarsi quasi esclusivamente sulle questioni legate alle modalità di reperimento del capitale finanziario ed in particolare sui presunti problemi di finanziamento e sulla mancanza di incentivi all’investimento e dunque sui temi della crescita e dell’efficienza fine a se stessa. In realtà, anche se non trattato debitamente, risulta ancora più importante, ai fini della sopravvivenza delle cooperative, mantenere e promuovere un adeguato livello di capitale sociale – fiduciario. La nostra sfida è rafforzare questa visione, fare in modo che si diffonda e che da essa scaturiscano nuovi comportamenti organizzativi e normativi. È fondamentale quindi, per continuare questo nostro progetto innovativo, attivare necessariamente un percorso formativo per i giovani, che abbia come obiettivo strategico quello di formare professionisti altamente qualificati, responsabili, capaci di gestire il nuovo modello di cooperativa all’interno della quale fa salvi i valori della cooperazione. Mi avvio alle conclusioni non prima di aver evidenziato la mia soddisfazione per il lavoro svolto nel quinquennio precedente ed aver citato alcuni risultati che reputo più significativi: – La sottoscrizione di quattro CCNL con il sindacato UGL nel settore socio-sanitario, turistico-alberghiero, sicurezza sussidiaria e investigativo, logistica -facchinaggio. – La costituzione dell’Ente Bilaterale Ebilcoop con il sindacato UGL. – La costituzione del Dipartimento Nazionale Progettazione e Formazione mediante il quale è stato messo in atto un servizio formativo e progettuale per le nostre associate e per quei giovani che desiderano intraprendere la difficile ma qualificante professione del cooperatore. Detto servizio formativo viene assicurato attraverso l’attività della neo costituita Scuola di cooperazione Martina Dello Russo. – Sono stati siglati importanti Protocolli d’intesa con la Camera di Commercio Italo-Araba, con l’Ente Nazionale per il Microcredito e con l’INACOOP (Istituto Nazionale del Cooperativismo dell’Uruguay).

È stata svolta un’attenta attività di revisione alle nostre associate per i bienni 2013/2014 e 2015/2016. – Sono stati svolti 4 corsi per revisori nel 2013, 2015, 2016 e 2018. – È stata registrata una crescita delle nostre associate pari a n°240 nel 2013, n°326 nel 2014, n°434 nel 2015, n°412 nel 2016, n°393 nel 2017, per un totale complessivo di n°1805 cooperative. – Sono state costituite n°3 UNIONI Provinciali, n°7 UNIONI Inter-provinciali e n°2 UNIONI Regionali. – Siamo presenti su 65 Province e 12 Regioni. Ed in virtù di tali risultati lasciatemi ringraziare i miei più stretti collaboratori, che con determinazione e spirito di sacrificio hanno svolto il loro mandato. I miei ringraziamenti vanno inoltre estesi ai Presidenti delle UNIONI Regionali in primis e non da meno ai Presidenti delle UNIONI Provinciali che si trovano in trincea e che quotidianamente vengono sollecitati a risolvere le problematiche del territorio ove le nostre associate svolgono la loro attività. Concludo quindi affermando con soddisfazione che la nostra Associazione mantiene la sua identità ed accresce la sua visibilità grazie alla collaborazione costante e continua di queste strutture territoriali.

Tutti insieme, in ogni provincia, siamo riusciti a creare punti di riferimento che esprimono al meglio il messaggio ideale e politico della nostra Associazione. Io, come Presidente uscente, mi auguro che l’Associazione possa continuare su questa strada sin d’ora tracciata e, con questo auspicio, desidero rappresentarVi la mia più profonda gratitudine. Grazie

ALTRE NEWS

NOTIZIE DALLA GIUNTA REGIONALE

“LEGGE OMNIBUS” 2018 APPROVATA IN CONSIGLIO REGIONALE

Sanità, edilizia popolare, voucher per l’istruzione, testate giornalistiche online, parchi, sale cinematografiche sono i principali argomenti affrontati dalla cosiddetta “Legge Omnibus”, che conta tra singoli e reiterati circa 140 articoli e che ha richiesto una lunga discussione che ha assorbito il Consiglio regionale per molte settimane e che è stata approvata il 4 dicembre. Il vicepresidente della Regione, Aldo Reschigna, la definisce «un provvedimento molto complesso, che permette di adeguare la legislazione regionale a quella nazionale, di razionalizzare alcune norme regionali e di trasformare in legge azioni che richiedevano interventi tempestivi. Per questo è stato necessario un confronto lungo e articolato in Consiglio che ha portato a un buon testo e alla soluzione di problemi come, ad esempio, quello del personale del 118». Sanità. Saranno stabilizzati gli oltre 80 medici che prestano servizio sulle ambulanze del 118 con contratti a tempo determinato o con rapporti di lavoro flessibile: potranno accedere ai bandi per l’assegnazione degli incarichi a tempo indeterminato anche senza aver superato il corso di Medicina generale ma solo quello di Emergenza. La loro partecipazione al corso di Medicina generale avrebbe infatti provocato gravi problemi alla copertura del servizio 118, data l’incompatibilità fra il corso e l’attività lavorativa. Viene inserito in via definitiva nel sistema sanitario personale esperto e già in servizio. «Manteniamo un impegno che ci eravamo assunti, assicurando contemporaneamente la continuità del servizio – sottolinea l’assessore alla Sanità, Antonio Saitta –. Si risolve così una situazione che perdurava da molto tempo e che riguarda personale che ha dimostrato grande capacità e professionalità». Atc. Sono state apportate alcune modifiche alla legge regionale sulle case popolari, che, come sottolinea l’assessore alle Politiche sociali, Augusto Ferrari, «sono il frutto del confronto da tempo con le Atc, i Comuni e le organizzazioni sindacali degli inquilini». Le novità più rilevanti consistono nella modifica dei requisiti che le famiglie devono possedere per poter presentare domanda ed essere inseriti nelle graduatorie: sarà necessario avere la cittadinanza italiana o di un Paese europeo, o essere in regola con la legge nazionale sui permessi di soggiorno e avere almeno 5 anni di residenza in Piemonte, di cui almeno tre nello stesso ambito di Comuni; inoltre, l’accesso non sarà consentito ai nuclei che possiedono una casa in proprietà situata su tutto il territorio nazionale e anche all’estero, purché non la stessa non sia dichiarata inagibile o sia sotto pignoramento. «Si tratta di un principio di equità sociale tra tutti i cittadini, in quanto i criteri di accesso e di permanenza devono favorire le persone in reale stato di bisogno senza creare disparità», sostiene Ferrari. Viene anche data stabilità al sistema delle Atc piemontesi favorendo l’equilibrio dei bilanci. La modifica tiene conto della difficile congiuntura socio-economica che ha attraversato il Piemonte e dalla quale sono derivate importanti riduzioni degli incassi relativi agli affitti pagati dagli assegnatari. Le Atc vengono autorizzate ad utilizzare, in via straordinaria e per un massimo di tre anni, una parte dei proventi delle vendite decisamente più elevata rispetto a quella ordinariamente consentita. «L’obiettivo perseguito – conclude l’assessore – è assicurare la tenuta degli enti gestori del patrimonio pubblico, mentre agli assegnatari con difficoltà si continuerà a dare tutela attraverso il fondo sociale». La “Legge Omnibus”, approvata il 4 dicembre in Consiglio regionale, comprende anche provvedimenti in meritori al voucher per l’istruzione, alle testate giornalistiche online, ai parchi e (vedi colonnino a destra) alle sale cinematografiche ed alle sale da gioco. Voucher istruzione. Le modifiche intervengono sulla legge regionale per il diritto allo studio, attribuendo alla Regione la gestione delle risorse statali per i libri di testo destinate agli allievi che frequentano le scuole secondarie di primo grado, con l’obiettivo di far confluire in un unico voucher le provvidenze regionali e nazionali per il diritto allo studio. «Questo ci consente – rileva l’assessore all’Istruzione, Gianna Pentenero – di semplificare l’iter amministrativo per le famiglie, che non saranno più costrette a seguire due distinte procedure, e di eliminare la sovrapposizione di contributi, allargando di conseguenza la platea di beneficiari». Testate online. Estesa alle testate giornalistiche online, regolarmente registrate al Tribunale e con una serie di requisiti minimi (tra cui una media di visualizzazioni non inferiore al milione l’anno), la possibilità di ottenere i contributi regionali previsti dalla legge 18/2008, originariamente destinati solo alle testate cartacee. «Una norma necessaria per adeguarsi alla realtà – commenta l’assessore alle Attività produttive e all’Innovazione, Giuseppina De Santis -, nonché per sostenere e difendere la pluralità dell’informazione. Ampliare la platea dei beneficiari è un atto dovuto per un settore nel quale tecniche e mezzi cambiano in modo repentino. Il bando partirà entro la fine dell’anno, e rimane fermo l’impegno della Giunta a reperire le ulteriori risorse che si renderanno eventualmente necessarie, così come più volte ribadito in occasione del dibattito in aula». Parchi e tutela ambiente. È stato recepito a livello regionale quanto disciplinato in materia di tutela di alberi monumentali dal nuovo Testo unico nazionale sulle foreste e filiere forestali. Per quanto riguarda biodiversità e aree protette, vengono innovati i meccanismi di approvazione della “Carta della Natura regionale”, che rappresenta la rete ecologica piemontese. Sotto il profilo della gestione degli enti strumentali a cui la Regione affida le aree naturali protette, è stato riscritto parzialmente il ruolo di indirizzo, coordinamento e supporto che la Regione esercita sugli stessi ed è stato introdotto l’istituto dei revisori dei conti. Aggiornati gli articoli destinati alle disposizioni sanzionatorie vigenti nelle aree naturali protette, realizzando un miglior coordinamento con le disposizioni gestionali operanti per la conservazione degli habitat e delle specie nei siti della Rete Natura 2000. Per l’assessore ai Parchi, Alberto Valmaggia, «sono aggiornamenti utili a rendere più efficiente il funzionamento delle aree naturali e più efficaci le misure di salvaguardia».

BANDO PER L’AMMISSIONE AL CORSO DI ALTA FORMAZIONE ORGANIZZATO DAL

DIPARTIMENTO DI SCIENZE GIURIDICHE DELLA FACOLTÀ DI GIURISPRUDENZA DELLA SAPIENZA

La Unifond S.p.A. promulga il bando per l’ammissione al Corso di Alta Formazione organizzato dal Dipartimento di Scienze Giuridiche della Facoltà di Giurisprudenza della SAPIENZA, in collaborazione con UNIFOND S.p.A., in gestione integrata dei progetti di alternanza scuola/lavoro.

Per il presente bando la Unifond S.p.A. ha deliberato di stanziare un fondo complessivo di Euro 18.000,00 (diciottomila/00) che verrà destinato esclusivamente al rimborso delle borse di studio .

Domanda di ammissione:

La domanda di ammissione, sottoscritta dal candidato e corredata dagli allegati, deve pervenire entro e non oltre il 31/12/2018.

 Per conoscere i dettagli e ancora tante altre opportunità e agevolazioni contattate il nostro Ufficio  Progettazione e Fondi, all’indirizzo mail centro.consulenza@nuovocctunicooppiemonte.it e/o al numero +39 3776971470.

 

 

L’ufficio di Presidenza

Unicoop Piemonte

Pres. Massimiliano Motta