Smart Working, utopia o realtà?
Alcuni spunti per riflettere sullo Smart Working ai tempi del Covid-19.

Lavoro Agile – Smart Working. Quello che doveva essere. E quello che sta diventando.

La storia dello smart working (SW) nel nostro Paese è sotto molti aspetti esemplare. L’impianto culturale “standard” dell’impresa italiana, in particolare delle PMI, si presenta in forma rigorosamente “solida”: il luogo di lavoro è lo spazio privilegiato attraverso il quale è possibile controllare lo svolgimento delle attività per le quali i dipendenti sono pagati. Con una tendenza insana a sviluppare logiche di valutazione informale della produttività in ragione delle ore di lavoro passate in ufficio.

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L’Osservatorio del Politecnico di Milano stimava nel 2019 l’esistenza di circa 570mila lavoratori “agili” in Italia: un numero sideralmente inferiore rispetto ai milioni registrati in Paesi più attrezzati come, ad esempio, l’Olanda.

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Il drammatico lockdown e il “tutti a casa” generalizzato non ha giovato al senso di libertà e di serenità che il vero SW dovrebbe generare, come quando lo si vive stando in un contesto aziendale basato su logiche partecipative e realmente responsabilizzanti.

“Smart working ai tempi del Covid” – Articolo tratto da Wewelfare.it